La nuova funzione dell’
#assistentevirtuale di
#Google, chiamata
#Duplex, è stata la protagonista indiscussa delle recente conferenza I/O, grazie alla sua abilità di prenotare un tavolo a ristorante senza che, dall’altra parte del
#telefono, nessuno si rendesse conto di star conversando con un’
#intelligenzaartificiale (che imitava anche l’intercalare tipico degli umani).
La performance dell’assistente virtuale ha fatto il giro del mondo e ha lasciato tutti a bocca aperta. Il vero problema però è un altro: è etico che una AI finga di essere un umano? E quali sono le conseguenze che dovremo affrontare quando questa tecnologia si diffonderà? Il timore è di ritrovarci a vivere in un mondo in cui sia impossibile capire se stiamo conversando con un
#software o con un altro essere umano; aprendo prospettive decisamente inquietanti.
Non è un caso, in effetti, che la più importante delle tre nuove leggi della robotica proposte da
#Oren #Etzioni (fondatore dell’
#Allen #Institute for
#Artificial #Intelligence) dica una cosa molto semplice: “Una
#AI deve sempre dichiarare esplicitamente di non essere un umano”. Considerando i progressi di queste tecnologie – e l’ambigua moralità delle aziende che le stanno sviluppando
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